“Camminare è un atto politico e civile”, afferma D’Alessandro, a beneficio non solo di chi si muove, ma anche di chi ospita. La Val Borbera ha un territorio che si è via via spopolato, però interessante sia dal punto di vista storico che ambientale, ed esplorarlo a passo lento permette di riconoscerne i valori. Organizzare un cammino qui non risulta facile, richiede uno sforzo di rete da parte di tutta la comunità. In mancanza di punti di appoggio si punta sull’accoglienza diffusa, con buoni risultati: molti hanno aperto le loro case, non lo avevano mai fatto prima , e hanno scoperto che i camminatori sono belle persone.

Il percorso viene organizzato sempre, con piccole variazioni stagionali, e permette di conoscere angoli incantati come il canyon delle Strette del torrente Borbera, che d’estate si risale sandali ai piedi.
I percorsi del confino
Il tempo è come l’acqua che scorre, porta via tutto, anche la memoria. Chissà quanti ricordano che le isole minori italiane, Ventotene e Ponza, Ustica e Lipari, Tremiti e Lampedusa, furono località di confino politico. Uno strumento pressoché dimenticato e poco conosciuto anche durante il fascismo.
“Aleggiava come una minaccia e bastava un sospetto per farlo scattare, perché non era una misura giudiziaria, ma di polizia”, afferma la storica Camilla Poesio, autrice di un bel saggio sul tema (Il confino fascista, Laterza). “E non colpiva solo gli intellettuali, anzi, era rivolto soprattutto contro operai e braccianti, privando spesso le famiglie della fonte principale di sostentamento. Al confino si pativa la fame e ci si ammalava, la sorveglianza era spesso violenta, i contatti con l’esterno azzerati, la posta censurata”. Dal 1927 al 1943 fu inflitto a 12.330 oppositori politici, ricorda l’Anppia, Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti.

Bene ha fatto dunque il Centro studi eoliano di Lipari a tenere accesi i riflettori sul tema “sin dal 1983, quando organizzammo il primo convegno”, sottolinea il presidente Nino Saltalamacchia. Dall’isola, “aiutati dai liparoti”, evasero nel 1927 Emilio Lussu, Carlo Rosselli e Francesco Nitti, che subito dopo, a Parigi, assieme a Gaetano Salvemini, fondarono Giustizia e Libertà. Qui fra il 1933 e il 1934 visse Curzio Malaparte, intellettuale scomodo al regime, e dopo la Liberazione fu imprigionata Edda Ciano Mussolini, che ebbe una relazione con Leonida Bongiorno, capo del Pci locale: una vicenda narrata da Marcello Sorgi in Edda Ciano e il comunista (Rizzoli).
Molte storie, che dalla prossima primavera si potranno rivivere nell’itinerario I percorsi del confino: “Condurrà lungo le strade, le case, i luoghi che hanno visto la presenza di centinaia di antifascisti”, sottolinea l’ideatore Giuseppe La Greca. Nascerà una vera e propria rete di tracciati in 45 tappe, dal porto di Marina Corta, luogo di arrivi e partenze, alla Casa della milizia, da piazza Mazzini, ove era la mensa comune degli anarchici, al castello, spazio di reclusione.

Tutto l’itinerario avrà una segnaletica ad hoc, un’app dedicata e, più avanti, anche un Centro di documentazione. Per non dimenticare. Perchè il sonno della memoria genera mostri.